La rendita del mattone è stata migliore di Piazza Affari, tra il 2010 e il 2016

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L’Italia è uno di quei Paesi nei quali il possesso della casa è fondamentale, al punto che il patrimonio abitativo vale quasi quattro volte l’intera economia del Paese: 6mila miliardi di Euro.
Una cifra monstre se confrontata a un debito pubblico di circa 2.300 miliardi e un’economia complessiva di 1.700 miliardi di Euro.

L’ultima edizione de “Gli immobili in Italia” (pubblicazione biennale dell’Agenzia delle entrate, realizzata insieme al Mef) mostra che il 75,2% delle famiglie italiane risiede in una casa di proprietà, che l’abitazione media misura 117 metri quadrati e vale circa 162.000 Euro (1.385 Euro/mq).

Secondo l’Economist “l’ossessione per comprare casa è una delle rovine dell’economie occidentali”.
Per il settimanale inglese, la combinazione di poche case e prezzi alti ha da un lato depauperato l’investimento di chi comprava e, dall’altro, impoverito chi non ha potuto comprare.
Nella scelta di dover pagare affitti altissimi o vivere lontano dai centri migliori per istruzione e lavoro, generando di fatto un’ulteriore scarsa crescita.

A sostegno della riflessione dell’Economist, lo studio italiano mostra un flessione – seppure lieve – del valore del patrimonio abitativo, calato tra il 2015 e il 2016, di circa 92 miliardi di Euro (-1,5%).

Tuttavia, in un’ottica prettamente finanziaria il mattone, almeno in Italia, performa meglio della Borsa: tra il 2010 e il 2016, il patrimonio immobiliare tricolore ha perso il 7% (da 6.461 a 6.004 miliardi di Euro); nello stesso periodo il Ftse Mib, l’indice principale di Piazza Affari ha lasciato sul parterre il 17%.
Come a dire che, in un periodo di crisi, 100 Euro investiti in immobili sarebbero diventati 93, mentre 100 in Borsa sarebbero diventati 83.

Anche per questo quasi il 60% dei 57 milioni di immobili di proprietà di persone fisiche in Italia è utilizzato come abitazione principale o pertinenza.
Secondo i dati indicati dai contribuenti nelle dichiarazioni dei redditi, infatti, il 34,2% degli immobili è abitazione principale, un dato a cui si somma un ulteriore 23,3% relativo alle pertinenze (cantine, soffitte, box o posti auto).
Gli immobili dati in locazione sono circa 6 milioni (10%), mentre 6,2 milioni (11%) sono quelli lasciati a disposizione.
Infine, ammontano a circa 1,2 milioni, poco più del 2% del totale, gli immobili concessi in uso gratuito a familiari o ad altri comproprietari.

A livello geografico, poco meno del 50% del valore residenziale nazionale è concentrato al nord, mentre il restante 50% è diviso tra l’area del centro e l’area del sud e delle isole.
Il patrimonio immobiliare residenziale più alto è in Lombardia (1.006,2 miliardi), seguita dal Lazio (761,8 miliardi).

Sempre tra il 2015 e il 2016, il prezzo medio delle case è sceso dell’1,8% con cali superiori al 3% proprio in Lazio, ma anche in Liguria e nelle Marche.
In Toscana i valori perdono il 2,9% mentre per Veneto e Abruzzo la flessione è del 2,5%, sotto il 2% il calo nelle restanti regioni.
Fanno eccezione solo la Lombardia, dove il valore è rimasto stabile e il Trentino-Alto Adige, unica regione a segnare un aumento del valore medio, +0,8%.

A livello di città, Roma ha il valore più alto con un patrimonio di 460 miliardi di Euro, a fronte di una superficie media di 103 metri quadri e un costro medio di 323 mila Euro (3.150 al metro quadro).
Per quanto riguarda Milano, invece, il valore complessivo delle abitazioni stimato per il 2016 è pari a circa 207,4 miliardi di Euro, con una superficie media per abitazione di 88 mq e un valore medio di 261 mila Euro (2.960 Euro/mq).


Fonte: businessinsider.com – 27 gennaio 2020